Un team europeo di astronomi guidato dal professor Kalliopi Dasyra dell’Università Nazionale Capodistriana di Atene, in Grecia, ha modellato diverse linee di emissione provenienti da osservazioni effettuate con i radiotelescopi Atacama Large Millimeter Array (ALMA) e Very Large Telescope (VLT) per comprendere la pressione del gas nelle nubi di gas ordinarie e nelle nubi di gas interessate dal passaggio di getti. Grazie a queste misurazioni senza precedenti, il team ha scoperto che i getti hanno causato cambiamenti significativi nella pressione interna ed esterna della nube molecolare durante il loro percorso.
A seconda di quale di queste due variazioni di pressione è maggiore, diventano possibili sia la compressione delle nubi che l’avvio di una nuova formazione stellare, così come la dispersione delle nubi con il rallentamento della formazione stellare nella stessa galassia. «I nostri dati dimostrano che i buchi neri supermassicci (SMBH), anche quando si trovano in una piccola regione centrale, possono influenzare la formazione stellare in tutta la galassia madre», ha dichiarato il professor Dasira. — Studiare l’effetto delle variazioni di pressione sulla stabilità delle nuvole è stata la chiave del successo di questo progetto».
Si pensa che gli SMDC si trovino al centro della maggior parte delle galassie dell’universo. Quando le particelle che cadono su questi buchi neri vengono catturate dai campi magnetici, vengono espulse verso l’esterno e viaggiano lontano nella galassia sotto forma di giganteschi e potenti getti di plasma. Questi getti sono spesso perpendicolari al piano del disco galattico. Tuttavia, nella galassia IC 5063, distante circa 156 milioni di anni luce, questi getti si propagano attivamente attraverso il disco galattico, interagendo con nubi molecolari fredde e dense. Come risultato di questa interazione, le nubi vengono compresse, portando all’instabilità gravitazionale e infine alla formazione di nuove stelle attraverso la condensazione del gas, hanno spiegato gli autori.