Dopo aver installato il dispositivo all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale, la Mineral Dust Inquiry Mission (EMIT) della NASA ha fornito la prima immagine della Terra. Il momento chiave, soprannominato «prima luce», è avvenuto il 27 luglio alle 19:51 PDT mentre la stazione spaziale sorvolava l’Australia occidentale.
Sviluppato dal Jet Propulsion Laboratory della NASA nella California meridionale, EMIT mira a mappare la composizione della polvere minerale nelle regioni aride della Terra per comprendere meglio come la polvere influisca sul riscaldamento e sul raffreddamento del clima. Lo strumento funziona misurando centinaia di onde di luce riflesse dai materiali presenti sulla Terra. Le diverse sostanze riflettono la luce a diverse lunghezze d’onda, creando una sorta di impronta digitale spettrale che, una volta raccolta dallo spettrometro di imaging e analizzata dai ricercatori, mostra di cosa sono fatte.
I controllori a terra hanno utilizzato il braccio robotico Canadarm2 della stazione spaziale per rimuovere l’EMIT dalla navicella Dragon e installarlo all’esterno della stazione. Questo processo è iniziato il 22 luglio e ha richiesto più di 40 ore. Gli ingegneri hanno acceso lo strumento il 24 luglio e lo hanno raffreddato alla temperatura di esercizio per le 72 ore successive.
Il team EMIT ha quindi assemblato le prime misurazioni dello strumento, creando un cosiddetto cubo di immagini. L’immagine sul lato anteriore del cubo mostra una miscela di materiali dell’Australia occidentale, tra cui il terreno aperto (marrone), la vegetazione (verde scuro), i campi agricoli (verde chiaro), un piccolo fiume e le nuvole. I colori dell’arcobaleno sulla parte principale del cubo sono le impressioni spettrali dei punti corrispondenti nell’immagine in primo piano.
Sebbene lo strumento EMIT sia in grado di misurare le caratteristiche spettrali della luce di materiali come vegetazione, rocce, neve e ghiaccio, nonché di superfici costruite dall’uomo, il suo compito principale, a partire dal mese di agosto, sarà quello di raccogliere misure di 10 importanti minerali di superficie (ematite, calcite, dolomite e gesso, per esempio) in regioni aride e polverose di Africa, Asia, Australia, Nord e Sud America.
Le impronte spettrali dei minerali di polvere permettono agli scienziati di determinarne la composizione. Mentre le particelle scure e ricche di ferro assorbono fortemente l’energia solare, le argille più chiare la riflettono. Al momento, gli scienziati non sanno se la polvere minerale abbia un effetto cumulativo di riscaldamento o raffreddamento sul pianeta. Le impronte a tutto spettro raccolte dall’EMIT aiuteranno a rispondere a questa domanda.
L’EMIT è stato sviluppato dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, gestito dal California Institute of Technology di Pasadena, California. Lo strumento è stato lanciato a bordo della navicella SpaceX Dragon il 14 luglio. La nave ha inoltre trasportato più di 5.800 libbre di esperimenti scientifici, rifornimenti per l’equipaggio e altri carichi dal Kennedy Space Center della NASA in Florida. I dati dello strumento saranno consegnati al Distributed Active Archive Center for Earth Processes (DAAC) della NASA per essere utilizzati da altri ricercatori e dal pubblico.